Come a Roma… In alto sulla collina

Nel punto più alto della città, che chiamavano arce, c’era un recinto sacro con un podio alto, tagliato nella bianca roccia della collina, dove prendeva posto un sacerdote detto augure perché sapeva interpretare il volere degli Dei osservando i segni e il volo degli uccelli.

 

L’augure, reggendo con la mano destra un bastone di legno senza nodi, saliva nel recinto e da lì, abbracciando con uno sguardo la città e le campagne intorno, invocava gli Dei. Divideva poi la volta del cielo con una linea immaginaria, da oriente a occidente, chiamando la parte a destra meridione e quella sinistra settentrione. Solo dopo aver compiuto questi riti, fissando il punto più lontano possibile difronte a sé, chiedeva un segno manifesto della volontà divina.

 

I magistrati lo fecero costruire perché volevano che questa città somigliasse a Roma, dove, si raccontava, che anche un re fu scelto così. Per questo fecero edificare possenti muri che sostenevano portici colonnati e l’edificio quadrato tagliato nella roccia che fu chiamato con il nome romano di auguraculum, perché da lì l’augure potesse leggere nello spazio celeste il futuro della città.

Testi: A. Lagi
Immagini: Sabap Sa-Av